Henri Rousseau, Les Pêcheurs à la ligne, 1907-08 (Paris, Musée de l’Orangerie) Henri Rousseau
Risale alle ore 19,30 circa del 27 giugno 1908 il primo volo in Piemonte di un mezzo “più pesante dell’aria”.
Lo effettuò il pilota transalpino Ferdinand Léon Delagrange, sulla vecchia piazza d’armi a Torino (ove ora si trova il Politecnico e la zona delle ville della Crocetta), con un balzo di ben 250 metri ad un’altezza di circa 4-5 metri, con un velivolo biplano francese Voisin dotato di motore Antoinette a 8 cilindri a V da 50 HP.
Léon Delagrange |
Aereo Léon Delagrange n. 3 in volo |
Il volo si svolse alla presenza di centinaia di persone e di tutto “l’olimpo sportivo automobilistico aeronautico” (così riportò “La Stampa” del 28 giugno 1908):
“… i membri del Comitato l’ing. Cinzio Barosi, l’ing. Carlo Montù, il cav. Gatti Goria, il dott. Enrico Mens, l’ing. Artom, l’ing. Balloco, il maggiore Annibaldi, il conte Fossati, il conte di Mirafiori, il dott. Imoda, l’ing. Marenco, il cav. Rostain, l’ing. Sacheri, l’ing. Vicari, Gustavo Cremona e poi ancora il prof. Fano, il console di Francia cav. Di Pralon, il conte Ferrero di Ventimiglia, il cav. Lupo, il conte Rorà, l’on. Nofri, l’ing. Bertea, ed il sindaco sen. avv. Secondo Frola”.
Purtroppo il velivolo in fase di atterraggio toccò gli alberi con l’ala e precipitò da 4 metri senza danni per il pilota, ma i voli poterono riprendere solo dopo aver provveduto alle necessarie riparazioni. I voli ripresero quindi il 4 luglio e si ripeterono nei giorni successivi (5, 8, 10 e 12 luglio).
Manifesto per il volo di Léon Delagrange a Torino il 5 luglio 1908
La scultrice Thérèse Peltier sul Voisin |
Thérèse Peltier, la prima donna passeggero |
In particolare per la giornata del 5 luglio 1908, fissata per il tentativo di battere record di altezza e di durata, Torino fu tappezzata da manifesti che annunciavano la ripresa dei voli. All’esibizione assistettero alcune migliaia di persone, i principi di Casa Reale e tutte le autorità cittadine. Così riporta “La Stampa” del 6 luglio 1908:
“Fra gli intervenuti non mancano le autorità e fra queste ricordiamo il prefetto comm. Vittorelli, il questore comm. Carmarino, gli onorevoli Rossi e Albertini, il senatore Rignon, gli assessori Palestrino, Tacconis e Bonelli, il console di Francia Di Pralon. Il Comitato è al completo capitanato dal cav. ing. Carlo Montù il quale assieme ai colleghi ingegneri Barosi, Scheinbrood, cav. Gatti Goria, dott. Mens, comm. Sacheri, cav. Rostain, Mario Montù e Oreste Rossi va impartendo le ultime disposizioni…
Alle 17,45 accolti dalla marcia reale giungono in due automobili i duchi di Genova con i principini… Qui li ricevono il cav. Montù, il cav. Rostain, l’on. Teofilo Rossi, il console di Francia ed il conte Fossati”.
Purtroppo i record non furono battuti.
1908. Il Voisin di Delagrange prima del volo in piazza d’armi a Torino.
Durante i voli dell’8 luglio Delagrange portò a bordo alcuni coraggiosi passeggeri. Dapprima la scultrice Thérèse Peltier, che fu così la prima donna al mondo a volare su un aereo a motore.
Ci piace per inciso ricordare come frivola curiosità che la Peltier per quell’occasione inventò e indossò la “jupe-culotte” ovvero la gonna-pantalone.
La moda di allora imponeva alle signore di vestire gonne lunghe fino ai piedi, che non solo rendevano disagevole la salita a bordo, ma che anche avrebbero incominciato a svolazzare appena il velivolo avesse preso velocità. Per ovviare agli inconvenienti chiese ad una sarta di tagliare la gonna davanti e dietro e di cucirla, inventando di fatto la “jupe-culotte”. I giornali francesi diedero ampio risalto alla cosa.
Nel volo successivo salì a bordo l’on. ing. Carlo Montù che fu così il primo italiano a volare sul “più pesante dell’aria”.
Per rendersi conto di quanto andava in fretta il progresso tecnologico basta pensare che solo un anno dopo e cioè il 25 luglio 1909, Louis Blériot (aggiudicandosi così il premio di 1.000 sterline messe in palio dal “Daily Mail”) attraversò la Manica in 32 minuti volando ad un’altezza media di 100 metri, ma compiendo un infelice atterraggio a Dover nel quale distrusse l’aereo. Per sua fortuna ne uscì quasi indenne.
25 luglio 1909. Il volo di Louis Blériot sulla Manica. |
25 luglio 1909. Blériot atterrò (disastrosamente ma per fortuna restando incolume) in prossimità del castello di Dover dopo un volo di 35 chilometri senza strumenti. In questa immagine viene ritratto con la moglie che lo aveva seguito su una barca
Delagrange era venuto in Italia su invito dell’Associazione Pro Torino (tramite l’ingegner Cinzio Barosi inviato appositamente in Francia) che voleva vederlo volare a Torino, ma poi il Consiglio direttivo dell’associazione, composto da devoti sabaudi, per non mancare di rispetto al re (o forse, come insinuarono i maligni, sperando in un contributo da parte dei Savoia) lo portò ad effettuare il primo volo mai eseguito in Italia a Roma, (al cospetto dei rappresentanti di Casa Reale) il che avvenne il 24 maggio 1908 sui prati di Centocelle.
Purtroppo per Delagrange l’esibizione romana non ebbe un gran successo. Basta pensare che il poeta Trilussa, che quel giorno era presente, commentò il volo con queste parole: “Pieno de boria, s’arzò quanto un mazzo de cicoria”, per non dimenticare il mitico “Sor Capanna” che così rincarò la dose: “Chi cor tramve, chi cor legno, pe’ vede’ vola’ sto fregno”.
Sulla strada del ritorno, da Roma verso Torino, Delagrange, su invito del sindaco di Milano sen. Ponti, si fermò a Milano, dove gli fu promesso un premio se fosse riuscito a stabilire il record di 15 minuti di volo. Delagrange volò a Milano dall’8 al 24 giugno senza però riuscire a stabilire il record, per cui rinviò i suoi tentativi alla successiva tappa di Torino.
Delagrange si proponeva infatti di battere sia il record di altezza di 12 metri, detenuto da Farman, che quello di durata, stabilito da lui stesso, di 14’23”. Purtroppo, come sopra ricordato, neppure a Torino l’impresa gli riuscì.
L'illustratore Achille Beltrame così ricorda il primo volo |
8 Giugno 1908 - Il manifesto per il volo di |
L’aviazione a quell’epoca era quasi tutta francese e i giornali d’oltralpe davano ampie notizie ai tentativi di record dei vari Delagrange, Farman, Blériot, Santos Dumont, eccetera. Quest’ultimo era un miliardario brasiliano (a lui è oggi dedicato l’aeroporto urbano di Rio de Janeiro) che viveva a Parigi e aveva la passione del volo. Si fece costruire un aereo e con gli altri “coraggiosi delle macchine volanti” si cimentò nei tentativi di battere il record di durata che si svolgevano quasi settimanalmente sugli ippodromi parigini.
Siamo negli anni 1905-1906 e gli aerei non avevano né la cloche né gli alettoni, ma erano muniti di due bastoni che a mezzo di tiranti svergolavano le ali e consentivano di effettuare le virate e le manovre di volo. I piloti erano seduti su una sedia appesa nel vuoto. I voli erano effettuati a poca distanza da terra (8-10 metri) e duravano qualche minuto per cui i record erano battuti con grande frequenza per pochi secondi. Per controllare il tempo il pilota doveva lasciare almeno uno dei due bastoni per infilare la mano nel panciotto, estrarre il cronometro a cipolla e controllare il tempo, il tutto mettendo a repentaglio l’incolumità propria e del mezzo. Santos Dumont aveva un amico gioielliere (un certo Cartier) e a lui si rivolse per tentare di risolvere il problema.
Per farla breve la leggenda narra e la maison lo conferma, che così fu inventato l’orologio da polso, e ancora oggi nella collezione di Cartier esiste un orologio denominato modello “Santos”.
23 ottobre 1906, Pargi. Santos Dumont con il suo Canard 14 bis in un tentativo di record alla presenza del bel mondo parigino.
Verso la fine di luglio del 1908, sulle ali dell’entusiasmo per le imprese aviatorie di Delagrange, venne costituita a Torino l’apia – “Associazione Promotrice Italiana di Aviazione”, con presidente l’on. ing. Carlo Montù e vicepresidente l’avv. Cesare Gatti Goria.
Questo fu il momento che sancì, anche legalmente, la nascita dell’ente, che negli anni successivi, dopo alcune modifiche della denominazione, assumerà quella definitiva di Aero Club Torino.
Questa “Associazione Promotrice” riscosse in breve tempo l’entusiastica adesione di oltre 500 persone per cui, avendo esaurito il proprio compito di promozione, il 28 novembre del 1909 si diede una struttura “operativa”, cambiando sia lo statuto che il nome, assumendo quello di “Società Aviazione Torino” – SAT. Presidente fu l’on. ing. Carlo Montù e vicepresidente l’avv. Cesare Gatti Goria, con la partecipazione al Consiglio direttivo di molti nomi importanti quali l’ingegner Maffei, Vittorio Valletta, Ernesto Cavalchini, Guido Piacenza ed altri. La sede della SAT fu aperta presso l’Associazione Pro Torino nella galleria Nazionale di via Roma 28 scala “B”.
La SAT non aveva finalità di lucro ma quello di diffondere la conoscenza dell’aviazione ed incrementarne lo sviluppo tecnico e sportivo.
1909.Cerimonia inaugurale per la costituzione della Società AviazioneTorino |
Tessera SAT |
Guida Paravia, Torino 1910, p. 1056. Consiglio direttivo della neocostituita SAT insediato il 28 novembre 1909
I protagonisti
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Ma procediamo con ordine.
13 gennaio 1909. Il triplano Faccioli (primo aeroplano interamente di costruzione italiana) si appresta al volo dai prati dell’ippodromo di Mirafiori.
L’esperimento non era stato preceduto da alcun clamore pubblicitario per cui non erano presenti né giornalisti né fotografi, eppure aveva avuto luogo un evento che sarebbe passato alla storia dell’aeronautica italiana e cioè: il primo volo di un velivolo di costruzione interamente italiana.
Gennaio 1909. Il primo volo sul triplano Faccioli 1 |
1909. Mario Faccioli ai comandi del Faccioli 2 |
1910. Il biplano Faccioli 3 con un mono-motore SPA, bielica
Aristide Faccioli |
Mario Faccioli |
1911. Il biplano Faccioli 4 in decollo dai prati di Venaria Reale. Sullo sfondo si intravvede la Reggia di Venaria
I protagonisti
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Motore SPA Faccioli a due pistoni contrapposti da 25 CV |
Nel 1901 Faccioli rassegnò le proprie dimissioni dalla FIAT per iniziare in proprio l’attività di progettazione e costruzione di motori, ma ebbe scarso successo per cui nel 1908, liquidata l’attività, Faccioli passò alle dipendenze della SPA per occuparsi esclusivamente di progettazione aeronautica.
Dai suoi progetti, che tengono anche conto del testo da lui scritto nel 1895 “Teoria del volo e della navigazione aerea”, nascono nel 1909 il triplano Faccioli 1 e poi il biplano nelle versioni Faccioli 2, 3 e 4.Anche questa volta l’operato di Faccioli non ebbe particolare successo per cui abbandonata la meccanica si dedicò a studi filosofico-religiosi.
Morì suicida a Torino il 28 gennaio 1920. In sua memoria la città di Torino pose una lapide sulla facciata del fabbricato dove aveva sede la SPA, in corso Ferrucci 122.
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